
Sono rimasto colpito dalle parole di ieri rilasciate dopo la notte passate in gendarmerie:“tornerò più forte di prima”, mi faceva pena poverino, mentiva sapendo di mentire. Quelle parole erano false, non sentite. Sappiamo tutti che il suo ritorno alle corse sarà traumatico, problematico se non proibitivo e non solo per quello che rischia dalla giustizia sportiva.
Le qualità del giovane di Formigine sono indubbie. La necessità di essere il più forte pure.
Il corridore è obbligato ad assumere sostanze dopanti dai team, da coloro che lo sostengono di fatto. Figuriamoci quando costui è individuato come un “astro nascente” delle due ruote. Domanda: la speranza deve provenire dai corridori quando il sistema ciclismo è marcio alle radici?
Una persona io l’ho conosciuta, un ragazzo dalla faccia “pulita” di Salerno che ha rinunciato al mondo delle corse, suo malgrado con il cuore che piangeva. Una volta che mi recai a casa sua rimasi impressionato dal numero esorbitante di coppe e medaglie che attorniavano i mobili della sala dei genitori. I risultati allora parlavano chiaro, nella sua classe-categoria era uno di quelli che andava più forte; ma era giovane e ancora minorenne e dopo ha dovuto scontrarsi con la dura realtà del ciclismo. Lui nel professionismo non è passato perché credeva fermamente nei valori dello sport e si è dissociato dal sistema e si che ha avuto i contro-c…Ma quante persone sono come lui?
Quanti dinanzi alla possibilità di fare una carriera si tirano indietro perché non vogliono assumere quelle “porcherie” di cui ti obbligano?
Ne ho sentite tante in questi giorni: giusto pene esemplari a chi si dopa, ma anche è giusto continuare nel buon nome del ciclismo pulito, questo sostanzialmente il concetto di giornalisti (strenui difensori per convenienza), critici e appassionati. Quanti falsi moralismi si sentono ancora. Qualcuno ha anche detto che non ha senso continuare e bisogna fermare le corse.
Sarebbe quasi ora!?
Qualcuno direbbe che il doping è diffuso in tutti gli altri sport e perché mai ci si accanisce proprio contro il ciclismo? Può essere, ciò però non è una giustificazione..
Damiano Cunego, uno dei grandi delusi di questo Tour, ha affermato “il ciclismo è sempre allo stesso punto”. Ha detto una verità, non un luogo comune. Ed il fatto che i suoi risultati siano inferiori alle aspettative è un aspetto che deve quanto meno far riflettere.
L’anno prossimo in Italia ci aspetta il centenario della nostra più grande corsa a tappe. Le gesta dei pionieri del Giro erano stati ispirazione e fonte per il mio massimo impegno universitario. Quando le corse erano impegni infaticabili tra polvere e fango.
Glia anni recenti invece erano quelli della libellula Pantani che volava e divorava le salite delle più celebri cime. Purtroppo non era tutto farina del suo sacco e con le conseguenze anche tragiche che si sono susseguite, oggi si continua a parlare dello stesso problema.