lunedì 17 novembre 2008

La benedizione speciale del Papa a Pinochet

Nel via vai di mail che vengono scambiate quotidianamente nell'universo telematico, una in particolare inviatami da un amico non poteva passare inosservata. La notizia oltretutto non è nuova ma emersa - pare - già una decina di anni fa, anche dalle pagine di un noto settimanale italiano.
L'oggetto è una lettera di Papa Wojtyla del 18 febbraio 1993. «Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» Così concludeva la sua lettera in Spagnolo il sommo pontefice nel giorno della ricorrenza delle nozze d'oro del famoso generale Cileno.
Chi era Pinochet? Sintetica ed efficacie questa scheda biografica che ne ripercorre la sua carriera politica e militare. Mi permetto comunque di poter affermare che costui è stato uno dei più autoritari e sanguinari dittatori che la nostra storia recente abbia mai conosciuto. Il suo potere arrivò con un colpo di Stato (ai tempi in cui io ero un neonato, 1973) che rovesciava di fatto il governo Socialista di Salvator Allende. Non è un mistero ne ci imbarezzeremo per dovere della storia (contemporanea) se diciamo pure che quel golpe fu finanziato dalla C.I.A. dell'allora presidente Richard Nixon (lo stesso dello scandalo Watergate e il primo ed unico a dimettersi dalla carica di Presidente della Casa Bianca), acerrimo nemico di Allende, che non intendeva assoggettare la sua politica agli interessi delle potenti lobbies Americane.
La tirannia di Pinochet e la sua dittatura prosegue fino al 1988, anno in cui con un referendum viene reintrodotta la democrazia. I dati che emergono dalle sue persecuzioni sono inquietanti: il rapporto Valech sviluppato da una Commissione d'inchiesta indipendente nel 2006 fornisce numeri che fanno rabbrividire, come i circa 28.000 casi di persone torturate o di detenzione politica. Signori questa è storia, nessuno si senta offeso..per l'amor di Dio (Francesco docet!).
In un simile quadro è più che imbarazzante ed inquietante appunto la lettera di Papa Wojtyla prima e del Cardinale Sodano poi. Questi i testi integrali (leggi qui) .
Le lettere sembra siano state pubblicate nel 1998 per volontà dello stesso Pinochet.
Eppure, stranamente, non ricordo alcuna "cassa di risonanza" formatasi dinanzi a una notizia del genere? Opinioni? Magari ho corta memoria e non ero particolarmente attento in quel periodo. Certo gli elementi per far emergere un dibattito o quanto meno un confronto c'erano stati tutti.
Cosa dire e cosa pensare? Sorpreso è dire poco. In quanto cattolico mi sento profondamente offeso. Non si può nascondere che con questi scritti il Vaticano e la Chiesa Cattolica si sono macchiati di una vergogna. E quella resta.
Pur volendo scavare nelle ragioni di una "diplomazia sostenuta" cui il potere temporale dello Stato Vaticano e più in generale la Chiesa si sia dovuta sempre servire per tessere quella ragnatela di relazioni indispensabile anche nei confronti di quei popoli e di quei potenti così lontani dal suo "credo", si fa fatica lo stesso a comprendere un atteggiamento così spudoratamente servile e asservito.
Una risposta la Chiesa ce la deve ancora, sempre, comunque.

sabato 1 novembre 2008

Pasolini e il coraggio della verità

"La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter essere compresi". Sulla sua indifendibilità Pasolini vedeva lontano. "Giudizi troppo sommari nelle aule dei tribunali non rendono ancora, a trent’anni dalla sua morte, giustizia dell’uomo", così concludevo qualche anno fa un post scritto nella pagine del blog dell'"opinion maker" Vincenzo, ricordando la figura di Pierpaolo Pasolini, con un ritratto che tendeva a riscoprirlo più come autore e pensatore dei nostri tempi. Mi limito pertanto a descrivere una sintetica definizione che Wikipedia gli da: "è internazionalmente considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo".
Questa volta invece mi concentro sulla morte appunto e sull'ingiustizia che si è protratta sino ad oggi sul suo delitto e su quali possano essere stati i veri responsabili. Oggi a 33 anni dalla sua scomparsa nulla è cambiato. Anzi, da qualche anno a questa parte le confessioni di Pino "la rana" - unico colpevole per quell'orribile e efferato delitto che ha pagato con la galera il suo crimine presunto, ammesso che sia centrato qualcosa - fanno ancora più rabbia e confermano sempre più che alle spalle di Pasolini si fosse realizzato un complotto.
Nel diario Pelosi esordisce con queste parole: "Mi presi tutte le responsabilità per non coinvolgere i miei amici di allora. Fu l’avvocato a suggerirmi quella linea difensiva. Pensava che da minorenne me la sarei cavata con poco".
Il "riccietto", simile a uno dei personaggi raccontati proprio da Pasolini nei suoi romanzi e nei suoi film, ha raccontato delle falsità al processo e questo è un dato di fatto: una fra tutte quella di essere stato lui solo ad uccidere il poeta, mentre le prove e gli atti confermerebbero il contrario. E lo stesso Pelosi lo ha ammesso dopo oltre trent'anni: "c'erano tre che avevano un accento siciliano..e se stetti zitto è per paura di avere delle ritorsioni. Io servii solo ad adescarlo".
Le ultime mezze verità di quest'uomo confermano la validità delle ipotesi che si racchiudevano nel bellissimo film di Marco Tullia Giordana, "Pasolini un delitto italiano".
Cosa voleva farci intendere Pelosi con quelle parole, che ad ammazzare Pasolini ci fosse per caso la mano della mafia? Mi chiedo comunque cosa c'entrino i siciliani, siamo ancora dinanzi ad una deviazione della verità.
La smetta una volta per tutte di prenderci in giro e la dica fino in fondo la verità questo disgraziato. C'è più di un valido motivo per pensare e credere che i nemici Pasolini li avesse a Roma, a due passi da quelle borgate che frequentava e che raccontava idealisticamente nelle sue opere. E che non fosse opera dei personaggi di strada di quelle borgate (come pure qualcuno ha sostenuto) o di balordi come "la rana". C'è una mano pensante e Pelosi la smettesse una volta per tutte di continuare con queste mezze verità che gli consentono intanto di mattere su qualche sporco soldo. Pelosi conosce bene i nomi di quelli che lo ricattarono e comunque conosce la mano che si muoveva dietro quella gente, non può essere altrimenti. Chi erano costoro Pelosi?? Ce lo dica una volta per tutte e non lo faccia solo per Pierpaolo ma in nome della verità.
Pasolini è stato ammazzato perchè, non era soltanto un critico scomodo, ma aveva il coraggio di fare i nomi e cognomi delle stragi di quegli anni e di quelli che avevano in mente di organizzare il movimento di azione fascista contro il Comunismo che prendeva piede dopo il '68.
Lo scritto che lui firmò in un famoso editoriale del novembre 1974 sul Corriere della Sera, un anno prima che lo uccidessero, mostra in tutta la sua eloquenza quali potessero essere i suoi nemici. Ve ne illustro qualche passo a riprova (ma vi consiglio di leggerlo integralmente qui):
"..Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista)...
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere"..di intellettuale ovvio. Non di uno qualsiasi ma di uno profondo, sensibile e tanto coraggioso.
La sua terribile ed atroce morte sta gridando ancora vendetta, perchè la verità ad oggi non è ancora emersa. Quella verità che Pasolini ha sempre ricercato sino alla morte e che purtroppo la giustizia italiana non ha restituito, come in ogni processo degno di questo nome.
Del resto, non a caso, il coraggio della verità in questo mondo è roba da pochi e io credo che Pasolini sia uno di questi.