venerdì 24 ottobre 2008

Vado al Massimo

La speranza del centro-sinistra democratico riparte domani 25 ottobre dal Circo Massimo, scenario notoriamente pertinente a feste popolari e incontri collettivi memorabili.
Dopo la sconfitta elettorale di un anno fa, il Partito democratico di Veltroni cerca di ricompattare il popolo della sinistra e a ridisegnare quell'unità di intenti che finora era mancata.

Troppo bollenti forsi i temi attuali su cui il governo Berlusconi dimostra di perdere colpi e su cui le rimostranze delle opposizioni appaiono oggettivamente fondate. Due fra tutti la Scuola e l'ambiente, temi a me cari su cui avevo già espresso le mie considerazioni dalle pagine di questo blog. Mi fermo solo a questi argomenti attuali e non ritorno sulle promesse fatte in campagna elettorale e ribadite dal premier su cui mi sembra superfluo ricordare.

C'è da aggiungere che la congiuntura economica particolarmente sfavorevole al governo Berlusconi sta facendo il resto. D'altronde quella "ripresa" auspicata nel corso degli ultimi anni, sempre vana, faceva pensare inevitabilmente - inutile nacondersi dietro a un dito - che si arrivasse ad una recessione, a un tracollo e a una crisi tanto seria in cui l'Italia, così come gli altri governi europei, non si è mostrata particolarmente attenta e previdente, contrariamente a quanto sostenuto dagli attuali governatori. Tutto ciò mi ricorda un pò l'ingresso dell'euro del gennaio 2002, dove la speculazione sull'innalzamento dei prezzi facimente prevedibile non fu ostacolata con opportune misure di controllo; con l'aggiunta che a quei tempi stavamo messi leggermente meglio di ora, il che è tutto dire!

Ora Veltroni e company cercano l'unitarietà in nome del riformismo, si risentono termini come moderati, progressisti, riappaiono d'incanto gli ulivisti, si cerca ancora di sferrare un colpo a effetto per gli indecisi. Fa parte del gioco politico? Non so, in questi casi la retorica gioca un ruolo determinante, anche ridicolo se vogliamo ma è il gioco del consenso. Certo il piatto che ha messo sul tavolo Berlusconi con Gelmini, Prestigiacomo e gli altri è ghiotto e la manifestazione di domani sembra capitare a fagiolo. Se ne è accorto bene anche la volpe D'Alema che ha affermato come le reazioni spropositate del premier hanno "creato un clima in cui ha convinto anche gli indecisi" a scendere in piazza.

Insomma si ritorna in piazza, da quel luogo di aggregazione, di condivisione, dal luogo più antico di partecipazione e dibattito. Dal numero di persone che accorreranno domani al Circo Massimo credo si avrà l'entità dei progressi dell'opposizione e un monito reale dell'attuale orientamento politico. Domani sarà il tempo dell'opposizione.

lunedì 13 ottobre 2008

Giro 2009, nel ricordo del centenario?

La notizia era nell'aria, oggi l'ufficializzazione: Lance Armstrong tornerà a correre e la sua prima competizione sportiva del 2009 sarà il Giro d'Italia.
Nel centenario gli organizzatori del Giro non potevano mettere in canna colpo migliore in termini di risonanza mediatica. Certo la notizia è di quelle che fa senz'altro scalpore dal momento che il corridore Texano ha 37 anni e mancava dalle corse da 3.
Accattivanti le sue parole dopo l'annuncio della partecipazione: "non aver mai corso il Giro è per me un grande dispiacere, mi piacerebbe molto farlo". Un imbarazzo lungo 7-8 anni e anche più, concentrato piuttosto a riservare forze e pensieri per l'unica corsa a tappe della sua vita, il Tour de France.
Ora il Sig. Lance vuole sbalordirci con una sua nuova avventura in Italia, la sfida del centenario?
Per me è un disonore paragonare un "campione chimico" come Armstrong ai pionieri della prima grande corsa a tappe della storia, ai fautori della metafora e della parabola del "pedalare", agli eroi delle strade polverose e del fango.
Sono passati 100 anni dalle imprese di quei grandi, quelli con la G maiuscola come Ganna, Galetti, Gerbi. E se i tempi sono cambiati, non mi sembra così onorevole ospitare un corridore così grande di vittorie ma così spudoratamente schermato a controlli di ogni tipo.
Uno che dice "voglio vincere il tour e battere il cancro" non è a mio avviso degno di partecipare ad una corsa che deve evocare ricordi ed esempi illustri. Uno che vince 7 tour di fila ci vuole raccontare che ha debellato una malattia come il cancro a colpi di pedalate? Dovremo definirlo allora l'onnipotente o l'extraterrestre?
Lo sport che sconfigge la malattia è una bella favola che dobbiamo lasciare alle spalle e che non ci appartiene. La corsa rosa scende di anno in anno progressivamente di tono, di vigore, di popolarità e questo inevitabilmente c'entra con il fenomeno doping che non attenua la scia. Ma evidentemente non c'è la volontà di debellarlo nel sistema ciclismo stesso.
Sarà paradossale ma al cospetto della favola dell'Armstrong ammalato e "sempreverde" prediligo e mi appartiene mille volte di più la storia di un uomo lasciato morire solo come un cane abbandonato, Marco Pantani.

venerdì 10 ottobre 2008

Momenti da Stadio

Alle scalee del Garilli di Piacenza per gustare ancora come può essere bello vivere una partita di calcio dal vivo. E non solo perchè la nostra squadra del cuore ha vinto ma soprattutto perchè lo stadio può essere ancora quel luogo di incontro, di condivisione che come pochi riesce a catalizzare l'attenzione di vecchi e nuovi amici.

Miracoli di una partita di pallone?

Il concetto è ben descritto qui dall'amico di avventure (granata) Vincenzo, l'opinion maker, che ha pubblicato anche una bella foto.

venerdì 3 ottobre 2008

La favola dei tempi maturi per l'economia

Oggi ho fatto una riflessione sul momento assai critico che sta affrontando il mondo della finanza, delle banche e dell’economia in generale. A dir il vero il momento negativo si trascina da diversi anni, tra alti e bassi la ripresa così tanto sperata non sembra avere mai corso.
Anche il mondo del lavoro risente pesantemente dell’effetto negativo dell’economia e la situazione non tende a migliorare, anzi sembra peggiorare progressivamente.
Inutile far finta che l’ennesimo scossone si è avuto con il fallimento di Lehman Brothers, non solo perché il più grande tra le bancherotte mondiali, ma perché sorprende come un istituto insospettabile ai più informati, possa di colpo subire un tracollo così irreversibile.
Il problema che mette i brividi addosso a tutti è che se ciò ha colpito un colosso come Lehman allora può accadere allo stesso modo ad una delle nostre realtà bancarie da un momento all’altro. Ossia il pericolo è globale.
In Italia certo la crisi subprime dei mutui non è ai livelli di quella Americana. Non dubito. Qui da noi tutti concordano sul vantaggio di avere ancora una banca fortemente ancorata al tradizionale.
E se in Italia il problema non è sui mutui o sui derivati ma piuttosto sui profitti e su una considerazione che è più di una semplice sensazione, ossia che qui la crisi è nel mancato investimento dei consumatori?
In questi ultimi giorni abbiamo assistito attraverso la Tv di Stato ad un informazione dei TG molto rassicurante, con interventi da parte di ospiti di primo piano del mondo economico, tesa in qualche modo a ridimensionare la crisi Americana e a tranquillizzare i risparmiatori.
Io premetto che quando gente come Profumo o Colannino escono in modo così prorompente attraverso il mezzo televisivo c’è poco da stare tranquilli. Domanda: quante volte avete visto il loro volto in TV? Io personalmente mai. Guarda caso in un momento così fortemente negativo per l’economia.
Il Colannino ci viene a raccontare che Cai è una cordata seria e ci tranquillizza sulla solidità finanziaria della stessa; inoltre ci dice che per arrivare ad un risanamento di Alitalia bisognerà aspettare il medio-lungo termine. Che notizia ha fornito, se non un luogo comune?
Profumo invece, numero uno di Unicredit, all’indomani di un paio di sedute pesantemente negative del titolo azionario, esordiva dicendo “i correntisti non hanno nulla da temere”, fortuna che proprio quel giorno il titolo chiudeva con una boccata d’ossigeno. Inoltre consigliava di “investire sulla base delle proprie esigenze..senza andare incontro a rischi eccessivi”, aggiungendo un termine vecchio quanto speculativo al massimo, “diversificando”.
Che tipo di informazione ci stà dando il buon Profumo?
Non ci viene a raccontare di stare cauti e aspettare, ma non era di certo questo quello che bisognava aspettarsi, ovvio. Ci viene però a dire il luogo comune più diffuso dell’economia: investite ma diversificando in modo da ridurre i rischi. Ma questo è stato da sempre un cardine valido, anche in periodi di massimo splendore della finanza. Detto in questo momento che valore ha? Bolle di sapone.
In un simile quadro fanno poi eco le parole del nostro ministro Tremonti: "I rischi per l'Italia restano contenuti".
La domanda che mi sovviene: è giusto rassicurare in un momento così poco rassicurante?
Alle parole di Colannino, Profumo e Tremonti rispondo comunque con un Amen e così sia.
Credo che i tempi siano davvero duri e non so se utilizzando o “inventando” altri tempi (come mi ricorda vagamente una frase di uno Stefano Benni fantasioso ma non troppo) riusciremo ad invertire i termini della questione.