venerdì 30 gennaio 2009

Il timore delle intercettazioni


Chi ha paura in Italia delle intercettazioni telefoniche?
Il dibattito nella settimana appena trascorsa è entrato nel clou, in vista di una riforma più generale della giustizia che - se anche auspicata dalle forze di Governo - si presenta sin d'ora poco condivisa.
Berlusconi e poi di fila tutti i suoi adepti di certo guardano con preoccupazione alle attuali regole che disciplinano il potere di accertamento giudiziario legato alle intercettazioni, questo mi sembra un dato inequivocabile. Forse perchè come ha constatato qualcuno - vedi il buon Antonio Di Pietro - il problema risiede nel fatto che le intercettazioni danno fastidio a chi ha la coscienza un tantino sporca o per chi, se pure non ha la nobiltà di sentirsi in questo stato d'animo, deve agire per fare si che questo strumento dia fastidio il meno possibile. Le intercettazioni difatti non possono rappresentare un timore o un fastidio da parte chi fa onestamente le proprie attività, lo sono per chi può compiere o agire in modo illecito. Si dimostasse il contrario.
Il Cavaliere e Alfano sostengono che va posto un limite. Ma mi chiedo un limite a che cosa e perchè? Perchè costano troppo? La domanda è anche la risposta del PDL.
Inoltre chi è contro tira in ballo la privacy. Un pretesto simile nell'era dell'informatizzazione, della digitalizzazione e dei nuovi mezzi tecnologici di comunicazione è un pò ridicola se non altro perchè la comunicazione tra individui oramai si fonda prepotentemente proprio su questi nuovi mezzi (internet compreso). Tutelare le informazioni personali mi sembra una sostanziale idiozia che non può stare in piedi quando si parla di investigazioni giudiziarie.
Certo un limite si può anche comprendere e nessuno lo discute. Eppure guardando alle parole del procuratore capo Caselli ci accorgiamo che i dati relativi all'utilizzo di questo strumento d'indagine, ad oggi, sono ancora molto esigui (solo lo 0,20%).
Il potere di accertamento relativo alle intercettazioni telefoniche, necessario ai magistrati e agli organi preposti a garantire la giustizia, è indispensabile. Ma non solo per i delitti verso la persona, come ha sostenuto l'elite della magistratura, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Noi pensiamo che sia utile e fondamentale anche per tutti gli altri reati. Non solo contro i delitti e le organizzazioni criminali.
Per questo quando Di Pietro insiste sul tema delle intercettazioni così come di tutti gli altri relativi alla giustizia - pene più severe da una parte e certezza della pena stessa che si contrappona all'impunità in essere dall'altra - non possiamo che essere pienamente solidali con lui e se pure appare un tantino "populista" nel suo modo di esternalizzare le proprie opinioni e di urlarle, come da più parti si dice (sinistra e centro-sinistra compreso), è anche vero che le sue motivazioni, oltrechè coerenti, sono plausibili quanto fondate e lecite.
Concludo con le sue parole: "chi non ha niente da nascondere non ha paura di essere intercettato". (A. Di Pietro).

venerdì 16 gennaio 2009

Solidarietà a Raffaele Cattaneo

Questa mattina su un treno regionale Bergamo-Milano è accaduto un episodio assai deprecabile: l'assessore ai trasporti della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, è stato fermato dalla Polizia Ferroviaria insieme al sottosegretario alla Presidenza Marcello Raimondi per accertamento della persona, pare in seguito ad alcuni flash scattati da parte di un fotoreporter e dei giornalisti del quotidiano l'Eco di Bergamo presenti sul convoglio per svolgere il proprio lavoro. Il capotreno ha richiamato l'intervento delle forze di Polfer in quanto avvertito della presenza di persone "non autorizzate" che scattavano qualche fotografia. Insomma giornalisti e esponenti istituzionali che vengono ostacolati nel loro lavoro.
All'assessore Cattaneo va tutta la nostra stima per il lodevole lavoro che sta svolgendo perchè per avere il polso dei problemi e disagi in cui versano i pendolari e soprattutto per spingersi "sul campo" a verificare le fatiscenze del trasporto pubblico, nella fattispecie quello delle Ferrovie dello Stato - il malato cronico - deve dover sopportare anche atteggiamenti così deplorevoli. Quello dell'assessore era già il terzo viaggio dopo quello sulle linee Milano-Como e Milano-Varese degli ultimi giorni. Non pare nemmeno fuori luogo il suo disappunto verso Trenitalia intenta più a "preoccuparsi di chi fa le foto e non della qualità del servizio". Già, perchè guarda caso quel treno viaggiava con circa 15' di ritardo che ahimè non sembrano nemmeno tanti considerando le medie degli ultimi tempi. Non solo. I giornalisti e i due esponenti politici sono testimoni di carrozze sporche, alcune di esse gelide e non riscaldate e le prime due in testa treno chiuse e riaperte solo pochi minuti prima di partire. "Non si può far viaggiare la gente in questo modo, è una questione di dignità umana", ha detto. E come non credergli. La fotografia è proprio quella di un disservizio perenne a cui i pendolari oramai devono convivere e accettare con rassegnazione.
Dal loro canto i dipendenti Trenitalia cosa fanno? Cercano di far rispettare le loro "regole" al cospetto e a dispetto di problemi che pesano come macigni sulle loro spalle e soprattutto su proprie responsabilità! Se questi problemi sono sotto gli occhi di tutti a che servono questi atteggiamenti di sfida o peggio ancora di ripicca verso chi vuole fare il proprio lavoro?
I pendolari dunque non possono che essere soddisfatti se un esponente dell'istituzione della Regione prenda atto della attuale situazione in cui versa il servizio ferroviario locale per poter comprendere come migliorarlo.
Anzi dalle pagine di questo blog desidero inviatare l'assessore Cattaneo e Raimondi a continuare nella loro opera a sostegno dei cittadini lombardi e fare un viaggio anche sulla linea Piacenza-Milano per constatare anche qui i disagi quotidiani dei pendolari.
Vi aspettiamo, continuate.

lunedì 12 gennaio 2009

Laviano, un paese intramontabile

Le cime innevate dei Monti dell'Appennino Campano-Lucano che la sovrastano e circondano, un territorio comunale enormemente esteso che confina con tre diverse provincie (Salerno, Avellino e Potenza), strade larghe e ampi spazi verdi, strutture e campi da gioco sportivi a vista d'occhio, case finemente stilizzate, un gradevole villaggio di casette in legno denominato successivamente "anti-stress", un oasi d'alta montagna con un rifugio battezzato "albergo del silenzio" e un cimitero che tra quei pochi sinora visitati è l'unico a non presentare un aspetto tetro e tenebroso tipico di quei luoghi.
Se cito il cimitero è perchè c'è un senso molto forte al mio viaggio e la visita in quel di Laviano, in provincia di Salerno, un paese con poco più di 1500 anime, situato a 500 metri sul livello del mare nell'alta Valle del Sele, con il Monte Pennone a farla da padrone. Interamente raso al suolo dal sisma del 23 Novembre 1980 che provocò la morte di 300 persone e una notorietà ahimè crudele per i suoi abitanti. Nelle parole - ad un tratto - tristi e amare di Alessandro Nicolino Ciottariello c'è tutta l'eloquenza di una ferita mai rimarginata da parte di quella comunità. Il dolore che portano dentro i cittadini di Laviano è incancellabile perchè chiunque è sopravvissuto ha perso un pezzo della propria famiglia, un proprio caro o comunque un parente, un amico. Un pezzo della propria storia.
E questo l'ho capito da subito, man mano che percorrevo quei luoghi, vivi di ombre e di luce allo stesso tempo. In compagnia di Nicolino, il compagno di questo viaggio, Lavianese doc nonchè persona semplice, genuina e ospitale ma anche tanto briosa.
Lo scotto che ha pagato il paese è seguito anche dopo il terremoto con una ricostruzione lenta, difficile e non sempre opportuna nelle scelte come spesso può accadere (qualche "casermone" e quel campanile interminabile voluto da pracedenti amministrazioni).
Ma forse lo scotto più grande il Comune di Laviano l'ha dovuto fronteggiare con le natalità che, specie a cavallo del nuovo millennio, si sono ridotte spingendo il Sindaco Rocco Falivena, tuttora in carica al secondo mandato, di elargire nel 2002 un sostegno in denaro pari a 10.000 euro suddivisi in 5 anni per fronteggiare l'inevitabile emigrazione verso le citta del Nord da una parte e incentivare altre al ritorno nella propria terra Natale. Quell'anno infatti si erano avute appena 4 nascite, un dato desolante.
Come dare torto o criticare (come qualcuno ha fatto) la scelta di un Sindaco che voleva evitare la scomparsa progressiva di una comunità? Sarebbe stato come morire due volte. E dopo lo sforzo e la grande forza d'animo foggiata dai Lavianesi per risollevarsi da un evento così traumatico come il terremoto catastrofico che li aveva colpiti, non mi è sembrata così irragionevole la proposta di un sostegno dignitoso per le nascite. Eppure nel 2007 questi aiuti sono stati sospesi. Non mi permetto di valutare se sia giusta o sbagliata la decisione di una Procura; bisogna però anche capire se le motivazioni di un simile provvedimento siano state ugualmente prese in modo responsabile. "Volevamo salvare almeno le scuole che ci fanno sentire ancora un paese". Nelle parole del Sindaco vi è evidentemente l'amaro in bocca anche per una "questione meridionale" ancora irrisolta. Laviano ricordiamo contava, prima del sisma, ben oltre 2000 abitanti. In ogni modo il suo riconoscimento, a 25 anni dalla ricorrenza, la città lo ha ricevuto ed ha un grande significato e valore: "in occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione". Con questa frase è stata conferita la medaglia d'oro al merito civile. Io ho visitato il paese in queste feste Natalizie ed i segni della ricostruzione sono tangibili. Considerando le enorme difficoltà della loro storia recente, i Lavianesi meritano ampiamente questa onorificenza.
Come non ritornare in un paese così ospitale! Qui ho trovato quel mix giusto di elementi necessari per una vita serena, sana e duratura: montagne, verde, aria buona, strutture sportive e mangiar bene. A proposito se vi fate un giro da quelle parti e siete amanti della buona cucina come me, non potete non fare una puntata al mitico Ristorante Sant'Agata dove i gusti genuini della pasta fatta in casa e altre pietanze locali sono una vera prelibatezza per i palati.
Insomma il mio appello per il Sindaco di Laviano è presto fatto: da Milano sarei disposto a scappare - Egregio Dottore - insieme alla mia famigliola e come si suol dire "ci verrei a piedi" a vivere nel vostro magnifico paese! Con una "sistemazione" ovvio, poi con o senza il "bonus bebè", figli? Uno dietro l'altro.
Forza Laviano, continuiamo!

giovedì 8 gennaio 2009

Milano 7/1/09: una nevicata da incorniciare

7 gennaio 2009, una data che credo i Milanesi ricorderanno a lungo.
Un inizio di anno o se vogliamo un rientro a lavoro degno di una giornata da incubo.
Milano, la "gran Milan", piegata in ginocchio dinanzi a non oltre 26 cm di neve, misurati. La foto vi aiuta a capire che la macchina nel parcheggio è coperta appena all'altezza del battistrada della ruota. E se il sindaco Moratti ha parlato di 40 cm e oltre state tranquilli perchè era in preda ad una amnesia (chissà morale!? Vedi manuale del mitico Franco Varrella), forse per le brutte figure dette la sera prima dinanzi ai TG nazionali. Anche il sito istituzionale del Comune il 6 gennaio riporta le sue parole: "la situazione è sotto controllo..il nostro piano già prevede il peggioramento che ci sarà nelle prossime ore. Domani le scuole saranno aperte perchè non c'è un allarme tale da consigliarne la chiusura". Parole rassicuranti a cui io stesso quella sera, dopo il rientro dalla vacanza familiare, ho pensato credibili. Tutt'altro.
Mezzi paralizzati letteralmente: treni con ritardi che superavano spesso i 60' (non fidarsi nemmeno dei dati del tabellone luminoso di Rogoredo, il Piacenza delle 16:20 è arrivato con 65' di ritardo) per i disagi della rete di collegamento e per i locomotori stra-vecchi che a quelle temperature soccombono (del resto cosa puoi aspettarti dalle FS se i ritardi e i disagi sono all'ordine del giorno in tempi assolutamente normali); tram e autobus bloccati per diverse ore per la presenza massiccia di neve su rotaie e strade, linee 1 e 3 metropolitana bloccate per guasti alla linea elettrica, auto che pattinano lungo le vie con incidenti segnalati in gran numero. Scuole chiuse.
Insomma un disastro. Ma ciò che fa più rabbia è che le previsioni Meteo avevano previsto tutto e in largo anticipo. Io sono sceso il 23 dicembre e già allora tutti i bollettini meteo avvertivano della ondata di gelo e neve prevista a partire dal giorno dell'epifania. Possibile che tutto questo non è stato sufficiente ad arginare questo evento?
Come si fa a parlare di un ondata di maltempo eccezionale o più "intenso del previsto"?
Mi chiedo con quali misure la Moratti che è il Sindaco di Milano e il Comune nei suoi organi preposti, le Ferrovie, ATM non abbiano adottato le opportune contromisure (che anche i muri conoscono!) per contrastare un fenomeno annunciato o che comunque non lo abbiano valutato attentamente. Non è bastato nemmeno l'esempio del gennaio 2006 dove la città rimase paralizzata con appena 20 cm di neve. Mezzi spazzaneve, uomini in gran numero, sale ovunque, queste cose ed altro sembravano stavolta - stando agli annunci dello stesso Sindaco con dati alla mano - dover contrastare la nevicata. Invece il giorno dopo abbiamo assistito a ben altre scene rispetto a "lamatura e salatura manuale di marciapiedi dei punti sensibili della citta', ingressi degli ospedali, delle scuole, accessi alle metropolitane e banchine delle fermate ATM", dette 15 ore prima a parole ma non nei fatti (la mia foto mostra le scale che collegano la stazione di Milano Lancetti che sono visibilmente coperte di bianco con annesso pericolo per i passanti).
Eppure il Comune di Milano si giustifica con il bel gesto di aver donato il sale antineve alla amica Torino con successivo esaurimento delle scorte. Che ridere! Possibile ma 15 ore prima sembrava ce ne fosse e poi con un ondata di neve di quel genere si pensa a porgere l'altra guancia ad una città diversa anzichè guardare prima ai prolemi di casa propria? C'è qualcosa che vi torna?
A me nulla. Pensare che Milano è la città che ospiterà l'Expo 2015.
Una prima scheggia all'immagine della città, evitabile?

Bambini venite parvulos.