Chi ha paura in Italia delle intercettazioni telefoniche?
Il dibattito nella settimana appena trascorsa è entrato nel clou, in vista di una riforma più generale della giustizia che - se anche auspicata dalle forze di Governo - si presenta sin d'ora poco condivisa.
Berlusconi e poi di fila tutti i suoi adepti di certo guardano con preoccupazione alle attuali regole che disciplinano il potere di accertamento giudiziario legato alle intercettazioni, questo mi sembra un dato inequivocabile. Forse perchè come ha constatato qualcuno - vedi il buon Antonio Di Pietro - il problema risiede nel fatto che le intercettazioni danno fastidio a chi ha la coscienza un tantino sporca o per chi, se pure non ha la nobiltà di sentirsi in questo stato d'animo, deve agire per fare si che questo strumento dia fastidio il meno possibile. Le intercettazioni difatti non possono rappresentare un timore o un fastidio da parte chi fa onestamente le proprie attività, lo sono per chi può compiere o agire in modo illecito. Si dimostasse il contrario.
Il Cavaliere e Alfano sostengono che va posto un limite. Ma mi chiedo un limite a che cosa e perchè? Perchè costano troppo? La domanda è anche la risposta del PDL.
Inoltre chi è contro tira in ballo la privacy. Un pretesto simile nell'era dell'informatizzazione, della digitalizzazione e dei nuovi mezzi tecnologici di comunicazione è un pò ridicola se non altro perchè la comunicazione tra individui oramai si fonda prepotentemente proprio su questi nuovi mezzi (internet compreso). Tutelare le informazioni personali mi sembra una sostanziale idiozia che non può stare in piedi quando si parla di investigazioni giudiziarie.
Certo un limite si può anche comprendere e nessuno lo discute. Eppure guardando alle parole del procuratore capo Caselli ci accorgiamo che i dati relativi all'utilizzo di questo strumento d'indagine, ad oggi, sono ancora molto esigui (solo lo 0,20%).
Il potere di accertamento relativo alle intercettazioni telefoniche, necessario ai magistrati e agli organi preposti a garantire la giustizia, è indispensabile. Ma non solo per i delitti verso la persona, come ha sostenuto l'elite della magistratura, all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Noi pensiamo che sia utile e fondamentale anche per tutti gli altri reati. Non solo contro i delitti e le organizzazioni criminali.
Per questo quando Di Pietro insiste sul tema delle intercettazioni così come di tutti gli altri relativi alla giustizia - pene più severe da una parte e certezza della pena stessa che si contrappona all'impunità in essere dall'altra - non possiamo che essere pienamente solidali con lui e se pure appare un tantino "populista" nel suo modo di esternalizzare le proprie opinioni e di urlarle, come da più parti si dice (sinistra e centro-sinistra compreso), è anche vero che le sue motivazioni, oltrechè coerenti, sono plausibili quanto fondate e lecite.
Concludo con le sue parole: "chi non ha niente da nascondere non ha paura di essere intercettato". (A. Di Pietro).
Concludo con le sue parole: "chi non ha niente da nascondere non ha paura di essere intercettato". (A. Di Pietro).