lunedì 12 gennaio 2009

Laviano, un paese intramontabile

Le cime innevate dei Monti dell'Appennino Campano-Lucano che la sovrastano e circondano, un territorio comunale enormemente esteso che confina con tre diverse provincie (Salerno, Avellino e Potenza), strade larghe e ampi spazi verdi, strutture e campi da gioco sportivi a vista d'occhio, case finemente stilizzate, un gradevole villaggio di casette in legno denominato successivamente "anti-stress", un oasi d'alta montagna con un rifugio battezzato "albergo del silenzio" e un cimitero che tra quei pochi sinora visitati è l'unico a non presentare un aspetto tetro e tenebroso tipico di quei luoghi.
Se cito il cimitero è perchè c'è un senso molto forte al mio viaggio e la visita in quel di Laviano, in provincia di Salerno, un paese con poco più di 1500 anime, situato a 500 metri sul livello del mare nell'alta Valle del Sele, con il Monte Pennone a farla da padrone. Interamente raso al suolo dal sisma del 23 Novembre 1980 che provocò la morte di 300 persone e una notorietà ahimè crudele per i suoi abitanti. Nelle parole - ad un tratto - tristi e amare di Alessandro Nicolino Ciottariello c'è tutta l'eloquenza di una ferita mai rimarginata da parte di quella comunità. Il dolore che portano dentro i cittadini di Laviano è incancellabile perchè chiunque è sopravvissuto ha perso un pezzo della propria famiglia, un proprio caro o comunque un parente, un amico. Un pezzo della propria storia.
E questo l'ho capito da subito, man mano che percorrevo quei luoghi, vivi di ombre e di luce allo stesso tempo. In compagnia di Nicolino, il compagno di questo viaggio, Lavianese doc nonchè persona semplice, genuina e ospitale ma anche tanto briosa.
Lo scotto che ha pagato il paese è seguito anche dopo il terremoto con una ricostruzione lenta, difficile e non sempre opportuna nelle scelte come spesso può accadere (qualche "casermone" e quel campanile interminabile voluto da pracedenti amministrazioni).
Ma forse lo scotto più grande il Comune di Laviano l'ha dovuto fronteggiare con le natalità che, specie a cavallo del nuovo millennio, si sono ridotte spingendo il Sindaco Rocco Falivena, tuttora in carica al secondo mandato, di elargire nel 2002 un sostegno in denaro pari a 10.000 euro suddivisi in 5 anni per fronteggiare l'inevitabile emigrazione verso le citta del Nord da una parte e incentivare altre al ritorno nella propria terra Natale. Quell'anno infatti si erano avute appena 4 nascite, un dato desolante.
Come dare torto o criticare (come qualcuno ha fatto) la scelta di un Sindaco che voleva evitare la scomparsa progressiva di una comunità? Sarebbe stato come morire due volte. E dopo lo sforzo e la grande forza d'animo foggiata dai Lavianesi per risollevarsi da un evento così traumatico come il terremoto catastrofico che li aveva colpiti, non mi è sembrata così irragionevole la proposta di un sostegno dignitoso per le nascite. Eppure nel 2007 questi aiuti sono stati sospesi. Non mi permetto di valutare se sia giusta o sbagliata la decisione di una Procura; bisogna però anche capire se le motivazioni di un simile provvedimento siano state ugualmente prese in modo responsabile. "Volevamo salvare almeno le scuole che ci fanno sentire ancora un paese". Nelle parole del Sindaco vi è evidentemente l'amaro in bocca anche per una "questione meridionale" ancora irrisolta. Laviano ricordiamo contava, prima del sisma, ben oltre 2000 abitanti. In ogni modo il suo riconoscimento, a 25 anni dalla ricorrenza, la città lo ha ricevuto ed ha un grande significato e valore: "in occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione". Con questa frase è stata conferita la medaglia d'oro al merito civile. Io ho visitato il paese in queste feste Natalizie ed i segni della ricostruzione sono tangibili. Considerando le enorme difficoltà della loro storia recente, i Lavianesi meritano ampiamente questa onorificenza.
Come non ritornare in un paese così ospitale! Qui ho trovato quel mix giusto di elementi necessari per una vita serena, sana e duratura: montagne, verde, aria buona, strutture sportive e mangiar bene. A proposito se vi fate un giro da quelle parti e siete amanti della buona cucina come me, non potete non fare una puntata al mitico Ristorante Sant'Agata dove i gusti genuini della pasta fatta in casa e altre pietanze locali sono una vera prelibatezza per i palati.
Insomma il mio appello per il Sindaco di Laviano è presto fatto: da Milano sarei disposto a scappare - Egregio Dottore - insieme alla mia famigliola e come si suol dire "ci verrei a piedi" a vivere nel vostro magnifico paese! Con una "sistemazione" ovvio, poi con o senza il "bonus bebè", figli? Uno dietro l'altro.
Forza Laviano, continuiamo!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Da quanto hai scritto si nota che anche in te la vanuta a Laviano ha lasciato il segno.
Il terremoto, il paesaggio, la buona cucina e tutte le iniziative ti hanno colpito.
Il Terremoto del novembre 80 (che sembra così lontano) è ancora oggi un ricordo molto chiaro in tutti coloro che lo hanno vissuto in prima persona. Da allora la comunità di Laviano ha dato il massimo per ricostruire tutto quanto la natura in 90 secondi aveva spazzato via.
Ti ringrazio.

Anonimo ha detto...

Quel 23 Novembre come dimenticare quell'interminabile terremoto, che paura ero piccolo e non capivo nemmeno che stesse accadendo. Pensare Laviano che è stato nominato "il paese del terremoto".
Se è stato ricostruito così bene come dici voglio vederlo.
Bello il post Giulio!
Luigi C.

Anonimo ha detto...

Bello questo pezzo Giulio complimenti.
Ci rinfresca anche la mente da quel terribile evento che sconvolse le nostre terre perchè spesso si dimentica che alcuni paesi furono interamente distrutti da quel terremoto. Mi fa piacere che un paese come Laviano si sia risollevato così dignitosamente e con tanto orgoglio. Mi trovo d'accordo sulla decisione del sindaco di aiutare le famiglie perchè i paesi vanno prima di tutto salvaguardati e non lasciati scomparire!
Saluti da un emigrante come te
Angelo Salimbene (Buccino-SA)

Anonimo ha detto...

Mi è capitato spesso e volentieri di venire in queste zone per la ricerca dei pregiati ovuli e funghi porcini un'altra prelibatezza di Laviano, tanto che qualche volta ne ho trovato qualcuno anche di notevole dimensione.
Impossibile poi dimenticare la data del 23 novembre 1980..,stavo festeggiando i miei 3 anni..

MDS

Anonimo ha detto...

se ti piace Laviano
senza dubbio troverai interessante queste pagine
http://laviano.altervista.org

ottavio ha detto...

Salve mi chiamo Ottavio, nel 1980 avevo 22 anni e sono uno dei tanti giovani partiti volontari dopo poch giorni dal sisma. Eravamo una colonna organizzata dalla Federazione del PCI di Catania.Operavamo nella zona di Laviano, Santomenna e Castelnuovo di Conza. Sono stati 20 giorni intensi, indimenticabiliche hanno cambiato la mi avita, di cui ricordo ogni giorno,ogni attimo, ogni istante vissuto in quei luoghi.Pultroppo non ho avuto più occasione di tornare, o forse il coraggio, ma ricordo quelle persone e quei luoghi con infinito ffetto. Ul saluto a tutta Laviano.
ottavio pinna
ottavio_pinna@virgilio.it