Questa mattina invece – nel viaggio di andata - leggevo con attenzione del grande incontro al vertice dei paesi più industrializzati, il c.d. G8, che quest’anno si tiene nella giapponese Toyako.
I temi trattati sempre molto importanti, attuali e di interesse planetario: crisi alimentare, cambiamenti climatici e incrementi del prezzo del petrolio appunto, oltre che delle materie prime.
Il riflesso corre subito al crollo della borsa che era l’argomento che avevo introdotto e inutile dire che, sia pur grossolanamente, ho subito pensato tra me e me: “ma questi qui che ci vengono a raccontare?”.
Questa impressione viene presto rimarcata da un taglio molto più piccolo, a piedi pagina, in cui viene ripercorsa l’agenda storica degli incontri precedenti:“Aiuti al terzo mondo. Promesse e strette di mano, ma i problemi restano” era il titolo.
Nei vari appuntamenti, a partire da Genova 2001, vengono varati diversi piani per punti che però restano tali sulla carta. In ogni incontro noto sempre un fattore comune, ovvero tutti gli impegni prevedono un programma d’azione che viene rimandato all’appuntamento successivo.
In teoria buoni, ottimi propositi come quello di “aiutare il continente ad aiutarsi da solo”, ma nella pratica – come sempre – nessuna attuazione. E non sono io a dirlo ma l’informazione istituzionale e se ciò trova spazio nei giornali è proprio perché un segno incontrovertibile.
Nell’ultimo attuale G8 poi - con grande senso di responsabilità - gli otto grandi trovano un accordo sul problema clima: riduzione dei gas inquinanti entro il 2050. E contemporaneamente chiedono un “aumento della produzione e raffinazione di petrolio nel breve periodo”.
Che contro-senso è? Ma questi qui veramente si riuniscono per prenderci per i fondelli? Mi chiedo deciso.
E poi vi rendete conto che se in quella data non è stato raggiunto l’obiettivo non sapremo nemmeno con chi prendercela perché gli attuali componenti saranno crepati! E chissà se ci sarò io per poter dire “vi ricordate di quali cavolate discutevano Bush, Berlusca e gli altri”?.
Al di là di questo, veramente si può credere che dei tempi così lunghi possano porre un freno ad un problema tanto grave e già irrimediabilmente compromesso come qualche scienziato ha definito? Ma se si calcola che solo negli ultimi 10 anni si sia avuto un incremento dei gas serra che equivale al triplo del ventennio precedente! E soprattutto con l’irresponsabilità degli attuali governi e comunità locali in tema di inquinamento, che investono percentuali patetiche e desolanti per contrastare il problema del CO2, come potremo pensare che questo accordo possa avere un senso?
L’unica cosa interessante di questo G8 l’ha detta Sarkozy. La sua opinione è che un “tavolo” come quello non può escludere le economie a larga scala e sviluppo. “Non ha senso continuare a riunirsi in otto per discutere i grandi problemi del pianeta senza invitare a sedersi a un tavolo la Cina, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, o l’India che ne conta un miliardo”. Nulla di più sensato.
Questa impressione viene presto rimarcata da un taglio molto più piccolo, a piedi pagina, in cui viene ripercorsa l’agenda storica degli incontri precedenti:“Aiuti al terzo mondo. Promesse e strette di mano, ma i problemi restano” era il titolo.
Nei vari appuntamenti, a partire da Genova 2001, vengono varati diversi piani per punti che però restano tali sulla carta. In ogni incontro noto sempre un fattore comune, ovvero tutti gli impegni prevedono un programma d’azione che viene rimandato all’appuntamento successivo.
In teoria buoni, ottimi propositi come quello di “aiutare il continente ad aiutarsi da solo”, ma nella pratica – come sempre – nessuna attuazione. E non sono io a dirlo ma l’informazione istituzionale e se ciò trova spazio nei giornali è proprio perché un segno incontrovertibile.
Nell’ultimo attuale G8 poi - con grande senso di responsabilità - gli otto grandi trovano un accordo sul problema clima: riduzione dei gas inquinanti entro il 2050. E contemporaneamente chiedono un “aumento della produzione e raffinazione di petrolio nel breve periodo”.
Che contro-senso è? Ma questi qui veramente si riuniscono per prenderci per i fondelli? Mi chiedo deciso.
E poi vi rendete conto che se in quella data non è stato raggiunto l’obiettivo non sapremo nemmeno con chi prendercela perché gli attuali componenti saranno crepati! E chissà se ci sarò io per poter dire “vi ricordate di quali cavolate discutevano Bush, Berlusca e gli altri”?.
Al di là di questo, veramente si può credere che dei tempi così lunghi possano porre un freno ad un problema tanto grave e già irrimediabilmente compromesso come qualche scienziato ha definito? Ma se si calcola che solo negli ultimi 10 anni si sia avuto un incremento dei gas serra che equivale al triplo del ventennio precedente! E soprattutto con l’irresponsabilità degli attuali governi e comunità locali in tema di inquinamento, che investono percentuali patetiche e desolanti per contrastare il problema del CO2, come potremo pensare che questo accordo possa avere un senso?
L’unica cosa interessante di questo G8 l’ha detta Sarkozy. La sua opinione è che un “tavolo” come quello non può escludere le economie a larga scala e sviluppo. “Non ha senso continuare a riunirsi in otto per discutere i grandi problemi del pianeta senza invitare a sedersi a un tavolo la Cina, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, o l’India che ne conta un miliardo”. Nulla di più sensato.
Ma la risposta degli USA è stata secca: no grazie, ovviamente. A ruota poi tutti gli altri non favorevoli all’allargamento, scontato. G8 o GUSA?
Bambini venite parvulos..
Bambini venite parvulos..
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