Un'altra vittima del ciclismo e del suo sistema si chiama Riccardo Riccò. Considerato dagli addetti ai lavori la più grande speranza italiana del pedale, il giovane corridore è incappato in uno stop al Tour per aver fatto “uso di materiale nocivo”. Si parla di epo di terza generazione.
Sono rimasto colpito dalle parole di ieri rilasciate dopo la notte passate in gendarmerie:“tornerò più forte di prima”, mi faceva pena poverino, mentiva sapendo di mentire. Quelle parole erano false, non sentite. Sappiamo tutti che il suo ritorno alle corse sarà traumatico, problematico se non proibitivo e non solo per quello che rischia dalla giustizia sportiva.
Le qualità del giovane di Formigine sono indubbie. La necessità di essere il più forte pure.
Il corridore è obbligato ad assumere sostanze dopanti dai team, da coloro che lo sostengono di fatto. Figuriamoci quando costui è individuato come un “astro nascente” delle due ruote. Domanda: la speranza deve provenire dai corridori quando il sistema ciclismo è marcio alle radici?
Una persona io l’ho conosciuta, un ragazzo dalla faccia “pulita” di Salerno che ha rinunciato al mondo delle corse, suo malgrado con il cuore che piangeva. Una volta che mi recai a casa sua rimasi impressionato dal numero esorbitante di coppe e medaglie che attorniavano i mobili della sala dei genitori. I risultati allora parlavano chiaro, nella sua classe-categoria era uno di quelli che andava più forte; ma era giovane e ancora minorenne e dopo ha dovuto scontrarsi con la dura realtà del ciclismo. Lui nel professionismo non è passato perché credeva fermamente nei valori dello sport e si è dissociato dal sistema e si che ha avuto i contro-c…Ma quante persone sono come lui?
Quanti dinanzi alla possibilità di fare una carriera si tirano indietro perché non vogliono assumere quelle “porcherie” di cui ti obbligano?
Ne ho sentite tante in questi giorni: giusto pene esemplari a chi si dopa, ma anche è giusto continuare nel buon nome del ciclismo pulito, questo sostanzialmente il concetto di giornalisti (strenui difensori per convenienza), critici e appassionati. Quanti falsi moralismi si sentono ancora. Qualcuno ha anche detto che non ha senso continuare e bisogna fermare le corse.
Sarebbe quasi ora!?
Qualcuno direbbe che il doping è diffuso in tutti gli altri sport e perché mai ci si accanisce proprio contro il ciclismo? Può essere, ciò però non è una giustificazione..
Damiano Cunego, uno dei grandi delusi di questo Tour, ha affermato “il ciclismo è sempre allo stesso punto”. Ha detto una verità, non un luogo comune. Ed il fatto che i suoi risultati siano inferiori alle aspettative è un aspetto che deve quanto meno far riflettere.
L’anno prossimo in Italia ci aspetta il centenario della nostra più grande corsa a tappe. Le gesta dei pionieri del Giro erano stati ispirazione e fonte per il mio massimo impegno universitario. Quando le corse erano impegni infaticabili tra polvere e fango.
Glia anni recenti invece erano quelli della libellula Pantani che volava e divorava le salite delle più celebri cime. Purtroppo non era tutto farina del suo sacco e con le conseguenze anche tragiche che si sono susseguite, oggi si continua a parlare dello stesso problema.
sabato 19 luglio 2008
lunedì 14 luglio 2008
Siano baciata dalla fortuna
Nel paese che ha visto i Natali di mia madre una vincita record che forse non ha precedenti.
Una cinquina secca e un altra su tutte le ruote hanno fruttato la considerevole cifra di 3.368.600,00 euro al super-fortunato. Quel 10 luglio sarà ricordato a lungo, non solo e ovvio dal vincitore, ma dalla comunità di Siano tutta.
Gli interrogativi sorgono spontanei. Come fa un Sianese a giocare una cinquina secca su una ruota tanto inusuale come quella di Cagliari rimane dilemma di non facile interpretazione.
Qualcuno dei più ferrati in materia mi ha confidato che la ruota su cui si giocano i sogni è Cagliari.
Cagliari? Mi suona un pò strano.
Inutile dire che a Siano come Salerno e come tutta la Campania la ruota di riferimento per sogni ed altre combinazioni fortunose è quella di Napoli, non solo perchè il capoluogo ma anche perchè ruota intrisa di tradizioni e di una storia millenaria, tant'è che qui la smorfia è di casa e assume un particolare significato.
Poi ho sentito che potrebbe trattarsi di un sardo che vive a Siano o viceversa. Suggestivo ma anche questo improbabile.
La sequenza di numeri esclude i giorni del mese (che sono max 31) e i mesi (fino a 12).
35-60-66-75-83 mi rimandano inevitabilmente ad anni di nascita e qui c'è da scatenarsi.
Immaginiamo in un paese di poco più di 10.000 anime quali interpretazioni sono in corso su quei fortunati numeri, se sono anni di nascita poi gli intrecci vengono presto sviscerati e il toto-vincitore diviene "commedia". Non nacondo che in questo momento mi vorrei trovare anch'io in quel di Siano. Non nascondo nemmeno che il mio pensiero è andato subito a qualche zio e zia, ne ho diversi stretti. Ecludendo mia sorella che si trova con la famiglia in quel di Acciaroli, dopo un rapido consulto con mammà e i parenti più stretti ed un breve giro di telefonate, il mio sogno di vedere vincitore uno di questi parenti è presto sfumato e con esso la possibilità di assolvere qualche debito.
C'è qualcuno che dice che fortunati si diventa e non si nasce. Suggestivo, come non essere d'accordo.
Il problema però è quando la dea bendata viene ricercata sistematicamente. Quando ci si cimenta nell'inseguire i guadagni facili dai traguardi difficili. Il gioco poi non è più gioco.
Oggi giorno lo Stato con i suoi Consorzi e Monopoli quanti giochi propina ai consumatori, quanti gratta e vinci, quante lotterie?? Il problema forse è questo.
Per tutti ovvio, tranne che per quel fortunato vincitore.
Una cinquina secca e un altra su tutte le ruote hanno fruttato la considerevole cifra di 3.368.600,00 euro al super-fortunato. Quel 10 luglio sarà ricordato a lungo, non solo e ovvio dal vincitore, ma dalla comunità di Siano tutta.
Gli interrogativi sorgono spontanei. Come fa un Sianese a giocare una cinquina secca su una ruota tanto inusuale come quella di Cagliari rimane dilemma di non facile interpretazione.
Qualcuno dei più ferrati in materia mi ha confidato che la ruota su cui si giocano i sogni è Cagliari.
Cagliari? Mi suona un pò strano.
Inutile dire che a Siano come Salerno e come tutta la Campania la ruota di riferimento per sogni ed altre combinazioni fortunose è quella di Napoli, non solo perchè il capoluogo ma anche perchè ruota intrisa di tradizioni e di una storia millenaria, tant'è che qui la smorfia è di casa e assume un particolare significato.
Poi ho sentito che potrebbe trattarsi di un sardo che vive a Siano o viceversa. Suggestivo ma anche questo improbabile.
La sequenza di numeri esclude i giorni del mese (che sono max 31) e i mesi (fino a 12).
35-60-66-75-83 mi rimandano inevitabilmente ad anni di nascita e qui c'è da scatenarsi.
Immaginiamo in un paese di poco più di 10.000 anime quali interpretazioni sono in corso su quei fortunati numeri, se sono anni di nascita poi gli intrecci vengono presto sviscerati e il toto-vincitore diviene "commedia". Non nacondo che in questo momento mi vorrei trovare anch'io in quel di Siano. Non nascondo nemmeno che il mio pensiero è andato subito a qualche zio e zia, ne ho diversi stretti. Ecludendo mia sorella che si trova con la famiglia in quel di Acciaroli, dopo un rapido consulto con mammà e i parenti più stretti ed un breve giro di telefonate, il mio sogno di vedere vincitore uno di questi parenti è presto sfumato e con esso la possibilità di assolvere qualche debito.
C'è qualcuno che dice che fortunati si diventa e non si nasce. Suggestivo, come non essere d'accordo.
Il problema però è quando la dea bendata viene ricercata sistematicamente. Quando ci si cimenta nell'inseguire i guadagni facili dai traguardi difficili. Il gioco poi non è più gioco.
Oggi giorno lo Stato con i suoi Consorzi e Monopoli quanti giochi propina ai consumatori, quanti gratta e vinci, quante lotterie?? Il problema forse è questo.
Per tutti ovvio, tranne che per quel fortunato vincitore.
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martedì 8 luglio 2008
G8, quale funzione?
Questa sera, sul solito treno del ritorno notavo, tra le news della giornata, che la Borsa faceva segnare l’ennesimo ribasso a -2%, una consuetudine di questi tempi. La causa era l’ennesimo scatto del prezzo del greggio venduto a 142,44 dollari al barile. Praticamente la nostra benzina tocca un altro record a 1,55 euro a litro. Ammazza che botte ragazzi!!
Questa mattina invece – nel viaggio di andata - leggevo con attenzione del grande incontro al vertice dei paesi più industrializzati, il c.d. G8, che quest’anno si tiene nella giapponese Toyako.
I temi trattati sempre molto importanti, attuali e di interesse planetario: crisi alimentare, cambiamenti climatici e incrementi del prezzo del petrolio appunto, oltre che delle materie prime.
Questa mattina invece – nel viaggio di andata - leggevo con attenzione del grande incontro al vertice dei paesi più industrializzati, il c.d. G8, che quest’anno si tiene nella giapponese Toyako.
I temi trattati sempre molto importanti, attuali e di interesse planetario: crisi alimentare, cambiamenti climatici e incrementi del prezzo del petrolio appunto, oltre che delle materie prime.
Il riflesso corre subito al crollo della borsa che era l’argomento che avevo introdotto e inutile dire che, sia pur grossolanamente, ho subito pensato tra me e me: “ma questi qui che ci vengono a raccontare?”.
Questa impressione viene presto rimarcata da un taglio molto più piccolo, a piedi pagina, in cui viene ripercorsa l’agenda storica degli incontri precedenti:“Aiuti al terzo mondo. Promesse e strette di mano, ma i problemi restano” era il titolo.
Nei vari appuntamenti, a partire da Genova 2001, vengono varati diversi piani per punti che però restano tali sulla carta. In ogni incontro noto sempre un fattore comune, ovvero tutti gli impegni prevedono un programma d’azione che viene rimandato all’appuntamento successivo.
In teoria buoni, ottimi propositi come quello di “aiutare il continente ad aiutarsi da solo”, ma nella pratica – come sempre – nessuna attuazione. E non sono io a dirlo ma l’informazione istituzionale e se ciò trova spazio nei giornali è proprio perché un segno incontrovertibile.
Nell’ultimo attuale G8 poi - con grande senso di responsabilità - gli otto grandi trovano un accordo sul problema clima: riduzione dei gas inquinanti entro il 2050. E contemporaneamente chiedono un “aumento della produzione e raffinazione di petrolio nel breve periodo”.
Che contro-senso è? Ma questi qui veramente si riuniscono per prenderci per i fondelli? Mi chiedo deciso.
E poi vi rendete conto che se in quella data non è stato raggiunto l’obiettivo non sapremo nemmeno con chi prendercela perché gli attuali componenti saranno crepati! E chissà se ci sarò io per poter dire “vi ricordate di quali cavolate discutevano Bush, Berlusca e gli altri”?.
Al di là di questo, veramente si può credere che dei tempi così lunghi possano porre un freno ad un problema tanto grave e già irrimediabilmente compromesso come qualche scienziato ha definito? Ma se si calcola che solo negli ultimi 10 anni si sia avuto un incremento dei gas serra che equivale al triplo del ventennio precedente! E soprattutto con l’irresponsabilità degli attuali governi e comunità locali in tema di inquinamento, che investono percentuali patetiche e desolanti per contrastare il problema del CO2, come potremo pensare che questo accordo possa avere un senso?
L’unica cosa interessante di questo G8 l’ha detta Sarkozy. La sua opinione è che un “tavolo” come quello non può escludere le economie a larga scala e sviluppo. “Non ha senso continuare a riunirsi in otto per discutere i grandi problemi del pianeta senza invitare a sedersi a un tavolo la Cina, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, o l’India che ne conta un miliardo”. Nulla di più sensato.
Questa impressione viene presto rimarcata da un taglio molto più piccolo, a piedi pagina, in cui viene ripercorsa l’agenda storica degli incontri precedenti:“Aiuti al terzo mondo. Promesse e strette di mano, ma i problemi restano” era il titolo.
Nei vari appuntamenti, a partire da Genova 2001, vengono varati diversi piani per punti che però restano tali sulla carta. In ogni incontro noto sempre un fattore comune, ovvero tutti gli impegni prevedono un programma d’azione che viene rimandato all’appuntamento successivo.
In teoria buoni, ottimi propositi come quello di “aiutare il continente ad aiutarsi da solo”, ma nella pratica – come sempre – nessuna attuazione. E non sono io a dirlo ma l’informazione istituzionale e se ciò trova spazio nei giornali è proprio perché un segno incontrovertibile.
Nell’ultimo attuale G8 poi - con grande senso di responsabilità - gli otto grandi trovano un accordo sul problema clima: riduzione dei gas inquinanti entro il 2050. E contemporaneamente chiedono un “aumento della produzione e raffinazione di petrolio nel breve periodo”.
Che contro-senso è? Ma questi qui veramente si riuniscono per prenderci per i fondelli? Mi chiedo deciso.
E poi vi rendete conto che se in quella data non è stato raggiunto l’obiettivo non sapremo nemmeno con chi prendercela perché gli attuali componenti saranno crepati! E chissà se ci sarò io per poter dire “vi ricordate di quali cavolate discutevano Bush, Berlusca e gli altri”?.
Al di là di questo, veramente si può credere che dei tempi così lunghi possano porre un freno ad un problema tanto grave e già irrimediabilmente compromesso come qualche scienziato ha definito? Ma se si calcola che solo negli ultimi 10 anni si sia avuto un incremento dei gas serra che equivale al triplo del ventennio precedente! E soprattutto con l’irresponsabilità degli attuali governi e comunità locali in tema di inquinamento, che investono percentuali patetiche e desolanti per contrastare il problema del CO2, come potremo pensare che questo accordo possa avere un senso?
L’unica cosa interessante di questo G8 l’ha detta Sarkozy. La sua opinione è che un “tavolo” come quello non può escludere le economie a larga scala e sviluppo. “Non ha senso continuare a riunirsi in otto per discutere i grandi problemi del pianeta senza invitare a sedersi a un tavolo la Cina, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, o l’India che ne conta un miliardo”. Nulla di più sensato.
Ma la risposta degli USA è stata secca: no grazie, ovviamente. A ruota poi tutti gli altri non favorevoli all’allargamento, scontato. G8 o GUSA?
Bambini venite parvulos..
Bambini venite parvulos..
lunedì 7 luglio 2008
L'ultima notte di Federica
Rientrato da lavoro, dopo una giornata di disagi nei trasporti, mi accorgo di un Ansa triste in cui Federica Squarise, la ragazza scomparsa a Loret de Mar nella notte del 30 giugno, sembra essere morta (la notizia ancora non è ufficializzata, anche se Rai due l’ha anticipata).
A dir il vero – anche se la speranza è sempre l'ultima a morire – gli eventi che si erano succeduti non facevano trasparire a nulla di buono.
Una riflessione mi va di farla.
Senza conoscere le ragioni o i motivi di una così orribile morte, credo sia doveroso ricordare che a volte la prudenza e l’autocontrollo non bastano in una serata intorno alle 3-4 di notte.
Federica era senz’altro una ragazza tranquilla come tutti dicono e lo credo.
Talvolta è proprio la tranquillità o l’ordinarietà a cui siamo abituati nel quotidiano che ci spinge a trasgredire e a cercare gli eccessi del divertimento.
Probabilmente la povera Federica non ha ne trasgredito ne avuto eccessi, ma semplicemente si è fidata di alcuni scellerati che all’apparenza non sembravano tali.
E quanti ne abbiamo incontrati sulla nostra strada, magari di ritorno da una serata in un locale o in discoteca? Quanti sconosciuti possono apparire persone amiche, affidabili quando si è brilli?
E inutile dire che quando si tratta di una donna il discorso cambia, soprattutto quando si è inermi dinanzi al male.
La ragazza Padovana ha trovato delle persone malintenzionate, dei disgraziati che erano tutt'altro che affidabili.
Federica voleva divertirsi evadendo dalla sua quotidianità. L’albergo che aveva prenotato insieme alla sua amica era a poche decine di metri dal cuore dei locali notturni della movida spagnola. Peccato che sia, per divertimento, andata incontro alla morte.
Paradossale quanto fatale.
E il mio dolore è di rabbia.
A dir il vero – anche se la speranza è sempre l'ultima a morire – gli eventi che si erano succeduti non facevano trasparire a nulla di buono.
Una riflessione mi va di farla.
Senza conoscere le ragioni o i motivi di una così orribile morte, credo sia doveroso ricordare che a volte la prudenza e l’autocontrollo non bastano in una serata intorno alle 3-4 di notte.
Federica era senz’altro una ragazza tranquilla come tutti dicono e lo credo.
Talvolta è proprio la tranquillità o l’ordinarietà a cui siamo abituati nel quotidiano che ci spinge a trasgredire e a cercare gli eccessi del divertimento.
Probabilmente la povera Federica non ha ne trasgredito ne avuto eccessi, ma semplicemente si è fidata di alcuni scellerati che all’apparenza non sembravano tali.
E quanti ne abbiamo incontrati sulla nostra strada, magari di ritorno da una serata in un locale o in discoteca? Quanti sconosciuti possono apparire persone amiche, affidabili quando si è brilli?
E inutile dire che quando si tratta di una donna il discorso cambia, soprattutto quando si è inermi dinanzi al male.
La ragazza Padovana ha trovato delle persone malintenzionate, dei disgraziati che erano tutt'altro che affidabili.
Federica voleva divertirsi evadendo dalla sua quotidianità. L’albergo che aveva prenotato insieme alla sua amica era a poche decine di metri dal cuore dei locali notturni della movida spagnola. Peccato che sia, per divertimento, andata incontro alla morte.
Paradossale quanto fatale.
E il mio dolore è di rabbia.
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