lunedì 30 giugno 2008
Profondo blu
Sono di rientro da una breve vacanza in un incantevole terra, la Sardegna.
La brezza di mare, il vento persistente di terra, il profumo della natura selvaggia, il mare.
Già, il mare. Colori e tonalità che si intrecciano in una fantasia di colori: blu, verde, azzurro, turchese. Pennellate d'autore ovviamente.
Rilassarsi e ritemprarsi contemporaneamente, è tutto naturale in questi luoghi.
Una sola settimana ma intensa e ricca negli itinerari marini. Partendo dalla soave Agrustos -località dove eravamo ubicati presso una casetta spartana quanto raffinata a 50 mt dal mare - passando dalla spiaggia di Sant'Anna della vicina Budoni, a "La Cinta" di San Teodoro. Poco più su spettacoli mozzafiato come "Capo Coda Cavallo" e "Lu Impostu". Più giù, sempre sulla costa orientale, il golfo di Orosei meta di escursione con motonave: scenari paradisiaci e mete altrimenti non raggiungibili con veicoli da strada. Roccia a picco sul mare, insenature e grotte la fanno da padrone insieme, naturalmente, alle calette: Cala Luna, Cala Mariolu (considerata una delle sette spiaggie più belle al mondo), piscine di Venere ed altre meraviglie.
Anche la compagnia filava. A partire dai nostri vicini di casa, di Corsico: Renato e Marinella (quest'ultima sottolineo di "La Spezia") e dei traslocatori passeggeri Antonella e Roberto con famiglia, ubicati alle nostre spalle.
Per chi ama il mare un viaggio in terra Sarda dunque è imprescindibile.
Per mio padre era ed è rimasto un sogno. Se mi ha accompagnato in questo viaggio spero di aver fatto lui cosa gradita.
Ma il fascino della Sardegna non è solo il mare. In soli 7 giorni ho fatto solo un assaggio ma il viaggio credo continuerà.
Intanto fra un pò mi aspetta il mare del Cilento, solito piacevole ritornello.
giovedì 19 giugno 2008
O lontano se dal tuo volto..
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida scorta per avventura tra le petraie d'un greto, esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi; e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano, se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua, o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenuae recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma, e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia schietto come la cima d'una giovinetta palma...
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano, se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua, o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenuae recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma, e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia schietto come la cima d'una giovinetta palma...
Eugenio Montale, "Ripenso il tuo sorriso" (da "Ossi di seppia").
I giornali tutti parlavano di "gaffe" da parte del Ministero all'istruzione. Ci sono stati svariati commenti più o meno apprezzabili.
Riflessione: un manipolo di esperti, di alti professori o luminari di materie letterarie che danno un interpretazione sbagliata in una traccia di un esame di maturità???
Gaffe??
Una traccia sbagliata nella richiesta che viene rivolta agli studenti, come versi dedicati a una donna, anzichè un uomo (un amico ballerino della giovinezza di Montale) e parliamo di una semplice gaffe?
"O lontano se dal tuo volto", mi pare chiaro il riferimento ad un uomo!
Piuttosto non esagero se parlo di "vergogna" da parte del Ministero e dunque da parte dello Stato, a proposito si chiama sempre "esame di stato"?
Povero Montale, poveri ermetici.
martedì 17 giugno 2008
Il passante a Rogoredo
Dalla serie quando le istituzioni erogano servizi di pubblica utilità alla comunità.
Ieri mattina con grande stupore mi sono accorto che era già attivo nella stazione di Milano Rogoredo il servizio suburbano del passante FS che si collega con quello già esistente sulla rete metropolitana. Nel Sud Milanese lo attendavamo da anni e finalmente è una realtà. La tratta che da oggi è attiva si sviluppa per 3,5 Km e congiungerà la stazione di Porta Vittoria con quella di Rogoredo, da ora nuovo capolinea.
Da quest’oggi per me raggiungere la zona Lancetti – zona presso cui si trovano gli uffici in cui lavoro – significa non dover più cambiare due mezzi ma basterà scendere dal treno delle Ferrovie a Rogoredo e riprenderne un altro, in superficie, che mi porta a destinazione. Prima dovevo raggiungerlo attraverso la metropolitana. Risparmierò quei 15-20 minuti che significano tanto.
E c’è da considerare che la linea dovrà essere ulteriormente potenziata e probabilmente entro un anno chi dovrà raggiungere la metropoli sia da nord che da sud potrà farlo senza nemmeno cambiare.
Ma soprattutto ciò si traduce nella piacevole consapevolezza e insieme la soddisfazione di sentirmi gratificato come cittadino-contribuente.
E così i luoghi comuni o se vogliamo la concezione talvolta radicata nell’immaginario collettivo della gente secondo cui i “nostri soldi” non vengano ben spesi, si scioglie o magari si affievolisce.
Pensiamo pure all’effetto benefico per l’ambiente, al minor inquinamento che otterremo dalla realizzazione di questo servizio. Ma penso a tutte le altre opere infra-strutturali che Ferrovie e RFI stanno realizzando sullo stivale. Disincentivare l’utilizzo dei mezzi propri, questo deve essere l’obiettivo primario di ogni governo in tema di ambiente.
Così se la spesa pubblica viene utilizzata in investimenti di questo tipo, significativi a vari livelli, allora credo sia giusto rimarcarlo.
Grazie, continuate.
Ieri mattina con grande stupore mi sono accorto che era già attivo nella stazione di Milano Rogoredo il servizio suburbano del passante FS che si collega con quello già esistente sulla rete metropolitana. Nel Sud Milanese lo attendavamo da anni e finalmente è una realtà. La tratta che da oggi è attiva si sviluppa per 3,5 Km e congiungerà la stazione di Porta Vittoria con quella di Rogoredo, da ora nuovo capolinea.
Da quest’oggi per me raggiungere la zona Lancetti – zona presso cui si trovano gli uffici in cui lavoro – significa non dover più cambiare due mezzi ma basterà scendere dal treno delle Ferrovie a Rogoredo e riprenderne un altro, in superficie, che mi porta a destinazione. Prima dovevo raggiungerlo attraverso la metropolitana. Risparmierò quei 15-20 minuti che significano tanto.
E c’è da considerare che la linea dovrà essere ulteriormente potenziata e probabilmente entro un anno chi dovrà raggiungere la metropoli sia da nord che da sud potrà farlo senza nemmeno cambiare.
Ma soprattutto ciò si traduce nella piacevole consapevolezza e insieme la soddisfazione di sentirmi gratificato come cittadino-contribuente.
E così i luoghi comuni o se vogliamo la concezione talvolta radicata nell’immaginario collettivo della gente secondo cui i “nostri soldi” non vengano ben spesi, si scioglie o magari si affievolisce.
Pensiamo pure all’effetto benefico per l’ambiente, al minor inquinamento che otterremo dalla realizzazione di questo servizio. Ma penso a tutte le altre opere infra-strutturali che Ferrovie e RFI stanno realizzando sullo stivale. Disincentivare l’utilizzo dei mezzi propri, questo deve essere l’obiettivo primario di ogni governo in tema di ambiente.
Così se la spesa pubblica viene utilizzata in investimenti di questo tipo, significativi a vari livelli, allora credo sia giusto rimarcarlo.
Grazie, continuate.
giovedì 12 giugno 2008
Morti bianche: i responsabili?
Il mio pensiero va a quelle sei famiglie straziate che ieri hanno perduto per sempre i loro cari.
Un altro tragico incidente è accaduto in Sicilia dove sono morte per cause ancora da accertare 6 persone all’interno di una stanza di un impianto di depurazione.
Riesplode il problema della sicurezza sui posti di lavoro, si ri-parla di misure e piani straordinari da adottare urgentemente, da ogni parte politica si alza il coro di denuncia verso un fenomeno in continua crescita.
Ma le normative sulla sicurezza ci sono, il problema di fondo è farle rispettare.
Chi doveva vigilare e chi poteva e doveva prevenire? Lo sapremo, chissà?
Non è possibile che ad oggi in un anno ci siano state in Italia 1300 vittime, questi dati sono terrificanti e inammissibili.
Ancora più inammissibile è il fatto che, assodate le cause, i colpevoli la facciano franca.
Infatti l’altro grande problema è accertare le responsabilità perché i procedimenti che servono a identificare chi non ha vigilato efficacemente affinché il fatto non accadesse sono – evidentemente – troppo complessi.
In Italia chi è colpevole il più delle volte non paga e questo chiamatelo pure luogo comune, ma è la verità. Si parla tanto di “stato di diritto”, dopo quanto accaduto se ne riparlerà ancora per qualche giorno, staremo a riflettere sulle cause che hanno generato la tragedia, dopodiché si ritornerà alla normalità come sempre.
Ma lo Stato quando ritornerà ad essere “Stato”?
Un altro tragico incidente è accaduto in Sicilia dove sono morte per cause ancora da accertare 6 persone all’interno di una stanza di un impianto di depurazione.
Riesplode il problema della sicurezza sui posti di lavoro, si ri-parla di misure e piani straordinari da adottare urgentemente, da ogni parte politica si alza il coro di denuncia verso un fenomeno in continua crescita.
Ma le normative sulla sicurezza ci sono, il problema di fondo è farle rispettare.
Chi doveva vigilare e chi poteva e doveva prevenire? Lo sapremo, chissà?
Non è possibile che ad oggi in un anno ci siano state in Italia 1300 vittime, questi dati sono terrificanti e inammissibili.
Ancora più inammissibile è il fatto che, assodate le cause, i colpevoli la facciano franca.
Infatti l’altro grande problema è accertare le responsabilità perché i procedimenti che servono a identificare chi non ha vigilato efficacemente affinché il fatto non accadesse sono – evidentemente – troppo complessi.
In Italia chi è colpevole il più delle volte non paga e questo chiamatelo pure luogo comune, ma è la verità. Si parla tanto di “stato di diritto”, dopo quanto accaduto se ne riparlerà ancora per qualche giorno, staremo a riflettere sulle cause che hanno generato la tragedia, dopodiché si ritornerà alla normalità come sempre.
Ma lo Stato quando ritornerà ad essere “Stato”?
lunedì 9 giugno 2008
Ancora
Nel segno di Roberto Donadoni. Questa sera macht di esordio degli Azzurri contro un blasone di tutto rispetto, gli arancio tulipani di Marco Van Basten.
Fiducioso per i nostri colori è dire poco. Partiamo favoriti non perchè veniamo dalla vittoria ai Mondiali 2006, ma perchè c'è la consapevolezza di avere una compagine di grande caratura, con uomini di qualità e dall'esperienza che conta, capaci di vincere anche in Europa.
Nel calcio tutto può succedere e i fatti bisogna dimostrarli sempre sul rettangolo di gioco, ma credo fermamente nelle parole e nella filosofia del CT. Donadoni parla di una squadra che è giunta al top della forma e c'è da credergli. E poi uno che si porta dietro un Cassano, croce e delizia di un calcio che necessita di funanboli dall'imprevidibilità nefasta, dimostra coraggio.
Donadoni è uomo di poche parole, serio, affidabile. La qualificazione come primi di giorone agli Europei non credo fosse poi così agevole, mantenere gli stimoli alti dopo un mondiale vinto, nemmeno. Eppure Gattuso, Zambrotta, Camoranesi, Buffon mi sembrano carichi a mille, questo è un buon segno.
Due anni fa ero tra i pochi ottimisti a dare l'Italia vincente, eppure c'era un grande scetticismo, colleghi e amici offrirono da bere. Ma non erano i soli a non scommettere un euro su quella squadra. Anche la stampa nazionale, dopo i fatti di calciopoli, organizzò una vera e propria campagna diffamatoria contro Lippi e gli Juventini, ex compresi.
Il campo smentì tutti pronostici e fu anche il miglior modo per stemperare quanto accaduto.
Ora l'Italia di Donadoni ci riprova.
Forza Azzurri ci crediamo!
Fiducioso per i nostri colori è dire poco. Partiamo favoriti non perchè veniamo dalla vittoria ai Mondiali 2006, ma perchè c'è la consapevolezza di avere una compagine di grande caratura, con uomini di qualità e dall'esperienza che conta, capaci di vincere anche in Europa.
Nel calcio tutto può succedere e i fatti bisogna dimostrarli sempre sul rettangolo di gioco, ma credo fermamente nelle parole e nella filosofia del CT. Donadoni parla di una squadra che è giunta al top della forma e c'è da credergli. E poi uno che si porta dietro un Cassano, croce e delizia di un calcio che necessita di funanboli dall'imprevidibilità nefasta, dimostra coraggio.
Donadoni è uomo di poche parole, serio, affidabile. La qualificazione come primi di giorone agli Europei non credo fosse poi così agevole, mantenere gli stimoli alti dopo un mondiale vinto, nemmeno. Eppure Gattuso, Zambrotta, Camoranesi, Buffon mi sembrano carichi a mille, questo è un buon segno.
Due anni fa ero tra i pochi ottimisti a dare l'Italia vincente, eppure c'era un grande scetticismo, colleghi e amici offrirono da bere. Ma non erano i soli a non scommettere un euro su quella squadra. Anche la stampa nazionale, dopo i fatti di calciopoli, organizzò una vera e propria campagna diffamatoria contro Lippi e gli Juventini, ex compresi.
Il campo smentì tutti pronostici e fu anche il miglior modo per stemperare quanto accaduto.
Ora l'Italia di Donadoni ci riprova.
Forza Azzurri ci crediamo!
giovedì 5 giugno 2008
Rifiutiamoli?
Quest’oggi le parole di Napolitano hanno suonato con vigore. E se deve ri-intervenire sull’argomento rifiuti non è per un caso, ma in seguito ad una affermazione di Roberto Castelli (Lega Nord) schieratosi a difesa della sua gente – manco se l’Italia fosse già divisa in due tronconi – ironizzando sui “soliti cattivoni del nord”, considerati tra i responsabili dell’emergenza. Se un Capo dello Stato interviene ci devono pur essere degli elementi forti a sostegno delle sue parole. E una relazione della Commissione Parlamentare sui rifiuti mi sembra una fonte più che attendibile, diciamo certificata.
Leggendo ciò il ricordo corre veloce e immemore alle parole di Roberto Saviano che avevo ascoltato qualche tempo fa al TG1. Sono andato a verificare la sua inchiesta e risale ancor prima, ad un anno orsono – il 2 giugno 2007 - “L’Espresso” dal titolo “Ecco i padrini dei rifiuti”. Non credo che Saviano fosse un profeta o un santone, ne tantomeno un ciarlatano come qualcuno, sempre della Lega, lo aveva definito. In quell’articolo i primi padrini in ordine di comparsa (e di fatto) sono la camorra, subito dopo gli imprenditori settentrionali rei di aver “sfruttato le occasioni di risparmio offerte dalla criminalità per smaltire al sud le scorie tossiche, rifiuti speciali e ordinari di ogni specie”.
La “cogestione” da parte della camorra di rifiuti provenienti dalle regioni del Nord di cui parlava oggi Napolitano riferendo di atti parlamentari è la stesa identica realtà descritta e denunciata da Saviano un anno fà e il suo “Gomorra” ne è forse la sostanza (dico forse perché non l’ho letto).
In quell’inchiesta Saviano parla anche di responsabilità politiche evidenti e fà come sempre nomi e cognomi. La politica costituisce l’anello di congiunzione per concretizzare il malaffare tra camorra e imprenditoria. E il mosaico si compone sempre allo stesso modo, con gli stessi passaggi, gli stessi legami. Il processo è certificato: criminalità-imprenditoria-politica.
Questo stà forse diventando un luogo comune?
Il problema dei rifiuti non era di facile e rapida soluzione si sapeva. Ma l’emergenza rifiuti sembra ancora lontana da una soluzione. Per giungere alla “normalità” l’impressione è che si voglia percorrere la strada più breve che, in questi casi, non necessariamente corrisponde a quella migliore. Ad esempio attivare subito le discariche e militarizzarle è giusto? Chiedo.
Ma cosa manca e che cosa si stà facendo? E questo il mio tormentone più grande, dal momento che di chiacchiere se ne sentono a iosa, eppure i fatti non si percepiscono.
E ancora il problema risiede davvero nello scarso numero di discariche, di termovalorizzatori o di impianti di compostaggio in Campania? Il nostro Presidente-Cavaliere qualche settimana fa era uscito con un programma a 17 articoli, dimenticandosi forse che per la “smorfia” quello è un numero sfortunato. E i Napoletani lo sanno bene. Un programma che mi è sembrato poco organico e incongruente ed il “Santo subito” apparso sui muri non era poi forse così “campato”.
Vorrei tanto sbagliarmi, magari invaso da tanto pessimismo per la vicenda ho le idee confuse.
Qualcuno mi illumini.
Leggendo ciò il ricordo corre veloce e immemore alle parole di Roberto Saviano che avevo ascoltato qualche tempo fa al TG1. Sono andato a verificare la sua inchiesta e risale ancor prima, ad un anno orsono – il 2 giugno 2007 - “L’Espresso” dal titolo “Ecco i padrini dei rifiuti”. Non credo che Saviano fosse un profeta o un santone, ne tantomeno un ciarlatano come qualcuno, sempre della Lega, lo aveva definito. In quell’articolo i primi padrini in ordine di comparsa (e di fatto) sono la camorra, subito dopo gli imprenditori settentrionali rei di aver “sfruttato le occasioni di risparmio offerte dalla criminalità per smaltire al sud le scorie tossiche, rifiuti speciali e ordinari di ogni specie”.
La “cogestione” da parte della camorra di rifiuti provenienti dalle regioni del Nord di cui parlava oggi Napolitano riferendo di atti parlamentari è la stesa identica realtà descritta e denunciata da Saviano un anno fà e il suo “Gomorra” ne è forse la sostanza (dico forse perché non l’ho letto).
In quell’inchiesta Saviano parla anche di responsabilità politiche evidenti e fà come sempre nomi e cognomi. La politica costituisce l’anello di congiunzione per concretizzare il malaffare tra camorra e imprenditoria. E il mosaico si compone sempre allo stesso modo, con gli stessi passaggi, gli stessi legami. Il processo è certificato: criminalità-imprenditoria-politica.
Questo stà forse diventando un luogo comune?
Il problema dei rifiuti non era di facile e rapida soluzione si sapeva. Ma l’emergenza rifiuti sembra ancora lontana da una soluzione. Per giungere alla “normalità” l’impressione è che si voglia percorrere la strada più breve che, in questi casi, non necessariamente corrisponde a quella migliore. Ad esempio attivare subito le discariche e militarizzarle è giusto? Chiedo.
Ma cosa manca e che cosa si stà facendo? E questo il mio tormentone più grande, dal momento che di chiacchiere se ne sentono a iosa, eppure i fatti non si percepiscono.
E ancora il problema risiede davvero nello scarso numero di discariche, di termovalorizzatori o di impianti di compostaggio in Campania? Il nostro Presidente-Cavaliere qualche settimana fa era uscito con un programma a 17 articoli, dimenticandosi forse che per la “smorfia” quello è un numero sfortunato. E i Napoletani lo sanno bene. Un programma che mi è sembrato poco organico e incongruente ed il “Santo subito” apparso sui muri non era poi forse così “campato”.
Vorrei tanto sbagliarmi, magari invaso da tanto pessimismo per la vicenda ho le idee confuse.
Qualcuno mi illumini.
lunedì 2 giugno 2008
E io ci stò
Il 2 giugno corre l’anniversario di Rino Gaetano, scomparso a Roma dopo un tragico incidente d’auto di una notte Romana del 1981.
I TG ieri non l’hanno ricordato intenti piuttosto a mostrare il mega concerto della star internazionale Paul Mc Cartney nella sua Liverpool. Peccato che la nostra informazione sia così scarna e superficiale quando si tratta di avere memoria di talenti musicali tanto originali e inediti del nostro tempo.
Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato della politica e di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei “songwriter” di culto della scena italiana, così come qualche critico lo ha definito.
Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni, talvolta saccheggiate senza ritegno.
Ma la denuncia sociale celata dietro l'ironia sottile e il sarcasmo delle sue filastrocche restano ancora molto attuali ed è questa sua attualità che rende monumentale la sua opera.
Il suo “nonsense” da cantautore in realtà celava una verità sostanziale, disarmante che spesso non veniva compresa.
E tranne rare occasioni – come “ma il cielo è sempre più blu” o “Gianna” – Gaetano rimane sino alla morte un genio incompreso della musica di quella “Italietta” grottesca che spesso raccontava e derideva. Per questo un cantautore lontano dalle mire del grande pubblico e dei grandi successi.
“E io ci stò” stornazzava in uno dei suoi ultimi ritornelli, in un incrocio di lotta e rassegnazione, dove il cantautore calabrese manifesta sino alla fine la sua voglia di giustizia e di libertà.
Ricordiamolo così.
“Non do alcun messaggio. Racconto ciò che penso che la gente stia pensando. Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo”. (Rino Gaetano).
I TG ieri non l’hanno ricordato intenti piuttosto a mostrare il mega concerto della star internazionale Paul Mc Cartney nella sua Liverpool. Peccato che la nostra informazione sia così scarna e superficiale quando si tratta di avere memoria di talenti musicali tanto originali e inediti del nostro tempo.
Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato della politica e di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei “songwriter” di culto della scena italiana, così come qualche critico lo ha definito.
Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni, talvolta saccheggiate senza ritegno.
Ma la denuncia sociale celata dietro l'ironia sottile e il sarcasmo delle sue filastrocche restano ancora molto attuali ed è questa sua attualità che rende monumentale la sua opera.
Il suo “nonsense” da cantautore in realtà celava una verità sostanziale, disarmante che spesso non veniva compresa.
E tranne rare occasioni – come “ma il cielo è sempre più blu” o “Gianna” – Gaetano rimane sino alla morte un genio incompreso della musica di quella “Italietta” grottesca che spesso raccontava e derideva. Per questo un cantautore lontano dalle mire del grande pubblico e dei grandi successi.
“E io ci stò” stornazzava in uno dei suoi ultimi ritornelli, in un incrocio di lotta e rassegnazione, dove il cantautore calabrese manifesta sino alla fine la sua voglia di giustizia e di libertà.
Ricordiamolo così.
“Non do alcun messaggio. Racconto ciò che penso che la gente stia pensando. Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo”. (Rino Gaetano).
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