Il Ministro Gelmini quest'oggi, alla stregua di quello che aveva affermato il Capo dello Stato, ha auspicato una "grande alleanza", indispensabile per far nascere una "scuola nuova, d'eccellenza, una scuola di qualità per tutti". Nella Santa alleanza la Gelmini include tutti i soggetti: studenti, insegnanti, genitori, istituzioni e la scuola stessa come "strumento di riscatto per tutti i ragazzi" e come istituzione educativa.
Il Ministro ha anche detto che l'opposizione considera la scuola "il terreno di battaglia al Governo".
I punti critici mossi dalla sinistra sono il "maestro unico", un ritorno alle origini se vogliamo, così come i tagli che riguardano il tempo pieno e l'inglese. A tal riguardo è stata molto netta la posizione del PD per bocca di Veltroni, il quale ha parlato di un idea di scuola da parte del Governo "non inclusiva" che non fa altro che acuire le "diseguaglianze sociali. La riduzione del tempo pieno è un altro colpo alle famiglie più povere".
In questo dibattito molto vivo si sono - sempre oggi - aggiunte le parole di Giorgio Napolitano che direi sono state piuttosto sorprendenti. Il Capo dello Stato infatti ha stemperato le critiche mosse alla riforma del Governo da parte di Sindacati e delle sinistre. Ha parlato di un "imperativo" irrinunciabile da parte dell'Italia che nel "suo stesso vitale interesse", ha assunto l'impegno di ridurre a zero il deficit pubblico nei prossimi anni. "Ciò comporta, inutile negarlo, un contenimento della spesa per la Scuola". Certo Napolitano ha poi subito aggiunto, per controbilanciare, che l'obiettivo di ridurre tali costi va formulato "in un clima di dialogo" e non deve prevalere su tutti gli altri. Efficienza e qualità nella Scuola, questo sostanzialmente il messaggio del Capo dello Stato!?
Ma certo caro Presidente, lo sappiamo tutti che nella Scuola pubblica, come per gli altri settori della società e delle sue istituzioni, combattere gli sprechi è diventato ormai l'imperativo dominante. Le irrazionalità vanno affrontate, contenute e se possibile stroncate.
A parte il fatto che un simile discorso me lo aspetterei da un Ministro all'istruzione o da un Ministro dell'Economia o se vogliamo da un presidente del Consiglio votato alle libertà e al liberismo e sostenitore del suo Governo. Non di certo da un capo dello Stato.
Certo, nel segno dell'unitarietà ci vuole il dialogo, ci vogliono le alleanze per perseguire gli obiettivi comuni. Ma proprio per questo è necessario, come in ogni democrazia degna di questo nome, che i sindacati facciano la loro parte e le opposizioni svolgano la funzione che compete loro; e che il Presidente della Repubblica continui ad essere l'arbitro di una partita e non ostacoli il dibattito e prenda come in questo caso posizioni (se ovvio non politiche).
Io non sono in grado di sapere se i tagli sulla scuola siano oggettivamente inevitabili come ricorda oggi Napolitano. So però che non è mai il tempo di investimenti, che pure sono alla base di un effettivo cambiamento e miglioramento del sistema Scuola. Ma va bene, non è il tempo degli investimenti e mi sta bene. Ma non riempiamoci sempre la bocca sull'"eccellenza" (ammesso che chi parla ne sappia il significato pedagogico) o della solità "qualità", anche sulla Scuola oramai è di moda.
Caro Presidente perchè non si pronuncia un pò sulla vicenda Alitalia, su questo baraccone che è stato creato e volto a "salvare" una società in grave perdita che si sorregge sul "danaro pubblico"?
E perchè a proposito di "sprechi pubblici" non ci illumina sui costi della politica, a partire dalle centinaia di migliaia di parlamentari e senatori di ogni specie che campano con stipendi prima e pensioni poi da capogiro?
Caro Presidente non sia pronto con il fischietto dell'arbitro di calcio ad ammonire su un dibattito democratico, come quello della Scuola pubblica oggi. Vitale nella sua essenza. Grazie.